Ho deciso di parlare del vaccino perché nell’ultimo periodo, in Italia, si è diffusa una preoccupante disinformazione in merito allo stesso a partire da internet, i social e i passaparola. Questa mala-informazione è a mio avviso, ma non solo, allarmante perché comporta dei gravi rischi per la salute dei non vaccinati (soprattutto bambini) e anche per i vaccinati che però non hanno acquisito una completa protezione. I gruppi “anti-vax” portano come tesi delle argomentazioni infondate o fondate su malintesi ed equivoci. Ad esempio sostengono che i vaccini provocano tumori o malattie, danneggiano il sistema nervoso e che insomma non servono a nulla e che quindi siano uno spreco di soldi (tutte voci chiaramente già dimostrate infondate da tutta la comunità medico scientifica). Il dato più allarmante è che queste voci arrivano anche ai neo genitori che si trovano restii a vaccinare i propri figli, esponendoli a gravi rischi, anche mortali.
Ma chi inventò il vaccino? Che cos’è? E perché è pericoloso non vaccinarsi?
La sua invenzione è attribuita a Edward Jenner (Berkeley, 17 maggio 1749 – Berkeley, 26 gennaio 1823), naturalista e medico di campagna britannico (ma sappiamo che antichi vaccini furono usati ad esempio dagli ateniesi durante la guerra del peloponneso per debellare la peste del 430 a.C. Ed anche dagli antichi cinesi). Egli si accorse che le mungitrici che contraevano il vaiolo bovino (che è una forma più leggera di quello umano, il quale è devastante), e guarivano, risultavano poi immuni al vaiolo. Ebbe così l’idea di tentare un coraggioso (e moralmente discutibile) esperimento. Prelevò del materiale da una pustola di una mungitrice affetta dal vaiolo bovino e lo inoculò ad un bambino di 8 anni. Dopo circa una settimana il soggetto ebbe i primi sintomi -sensazione di freddo, dolore all’ascella e mal di testa- e guarì successivamente nel giro di qualche giorno. Dopo più di un mese, il medico ripeté l’operazione di inoculazione prelevando però il materiale dalla pustola di una persona affetta dal vaiolo umano. Questa volta il bambino non presentò alcun sintomo, né ebbe alcuna reazione. Era il 1796 e cominciò così la guerra al vaiolo che si concluse nel 1980. Inoltre, con questo esperimento, Jenner aprì la strada agli studi immunologici.
Dunque il vaccino (il cui nome deriva dal latino vaccinus, che a sua volta deriva da vacca, cioè “vacca”, perché, come abbiamo visto, il primo fu prodotto da delle pustole causate dal vaiolo bovino)  è un preparato (vedremo poi più in dettaglio) che, una volta somministrato al paziente, è in grado di indurre una risposta immunitaria specifica contro batteri, virus o parassiti. Il suddetto preparato è composto da alcune parti dell’agente infettivo (non del tutto “funzionale”), dal quale ci si vuole difendere, in modo tale da far produrre al sistema immunitario, il quale identifica la minaccia, delle proteine chiamate anticorpi, i quali saranno interessati ad annientare la suddetta minaccia (inoltre alcune malattie infettive una volta contratte, anche solo tramite vaccino, consentono all’individuo l’immunità a vita perché l’organismo, se esposto nuovamente al pericolo, lo riconoscerà e sarà in grado di combatterlo).
Possiamo quindi individuare tre tipi di vaccini:
1) Quelli con virus “attenuati”, cioè non in grado di riprodursi e scatenare quindi la malattia. Questa tipologia di vaccinazione si usa ad esempio contro la parotite, morbillo, varicella e rosolia.
2) Quelli preparati con “porzioni” dell’agente infettivo, sufficienti ad attivare il sistema immunitario e la produzione degli anticorpi. Con questa forma di vaccino si fa fronte ad esempio al tetano, al papilloma virus, lo pneumococco, il meningococco, la difterite e la pertosse.
3) Quelli contenenti virus uccisi, per andare, ad esempio, contro l’epatite A, la poliomielite e, a volte, l’influenza.
Ora che abbiamo una piccola conoscenza (spero sufficiente al fine dell’articolo) sul vaccino, vorrei impegnarmi a rispondere all’ultima domanda: Perché non vaccinarsi può risultare pericoloso?
La risposta è in realtà semplice e la dividerò in tre punti:
a) Per diminuire sempre di più il pericolo di farci contrarre malattie pericolose (anche mortali).
b) Per evitare di far tornare malattie anche del tutto debellate (in verità non sono state sconfitte a livello mondiale e pertanto potrebbero, ad esempio attraverso i viaggi delle persone, ripresentarsi).
c) Per proteggere tutte quelle persone che non possono usufruire del vaccino.
In merito al terzo punto occorre un piccolo approfondimento. Esistono persone che non possono usufruire della vaccinazione, ad esempio quelle che sono allergiche al vaccino da somministrare o sono portatori di alcune rare malattie, o che, seppur vaccinate, non acquisiscono una protezione soddisfacente a non contrarre la malattia. Questi individui, per proteggersi, possono solo contare sull’aiuto indiretto degli altri. Ma in che modo? Grazie alla “immunità di gregge”. Quest’ultima funziona in questo modo; quando la percentuale dei vaccinati è molto alta, gli agenti infettivi non riescono a circolare e quindi a scatenare epidemie. In tal modo si è tutti molto più al sicuro perché il rischio di contagio è minimo, se non nullo.
Quindi il non vaccinarsi risulta pericoloso innanzitutto per la propria persona, e in secondo luogo per gli altri, perché viene ad aumentare il rischio di epidemia e/o di contrarre malattie che si cerca così invano di eliminare o rendere inoffensive.
Questo mio articolo chiaramente non è esaustivo per quando riguarda tutto ciò che serve sapere sui vaccini, pertanto invito chiunque a non informarsi solo tramite internet (perché il rischio di mala-informazione è sempre dietro l’angolo e può causare gravi danni) ma sempre, e per qualunque cosa, tramite medici e/o specialisti che potranno senza dubbio rispondere a tutte le vostre domande.

Concluderei dicendo che  “la conoscenza è il vaccino all’ignoranza!”