Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 la pittura subisce un notevole cambiamento, essa infatti non ha più come fine ultimo la mimesis della natura, ma l’espressione della interiorità del pittore. Questo processo inizia a causa dell’invenzione della fotografia, più veloce e più efficace nel rappresentare il reale; i primi pittori che si confrontano con questa necessità di risemantizzazione dell’opera pittorica sono gli impressionisti, che dipingono non più la natura, ma la “impressione” che hanno di essa. Tra i molti artisti che seguono questa tendenza, ormai obbligata, di dipingere il proprio mondo interiore, compare negli anni ’10 dello scorso secolo il russo Vasilij Kandinskij, con la corrente dell’astrattismo lirico.
Kandinkij nota che esiste già da secoli un’altra arte che non usa i suoi mezzi per l’imitazione della natura, ma per esprimere la vita psichica dell’artista, ovvero la musica:
“Un artista che non abbia come fine ultimo l’imitazione, sia pure artistica, della natura, ma sia un creatore che voglia e debba esprimere il suo mondo interiore vede con invidia che queste mete sono state raggiunte naturalmente e facilmente dall’arte oggi più immateriale, la musica.”
Kandinskij si concentra quindi sulla immaterialità dell’arte; per lui soltanto una pittura astratta, basata sul colore, libera dalle forme e dalla dipendenza dall’oggetto fisico può dare vita a una qualche spiritualità.
In particolare l’astrattismo di Kandinskij è definito “lirico” per sottolineare il legame tra pittura e musica, che continua a ispirare il pittore nella creazione delle sue opere e che rappresenta una novità nel panorama dell’arte pittorica: l’unione di due sfere sensoriali che solitamente sono separate, ovvero la vista e l’udito.
Per questa ragione si crede che Kandinskij fosse affetto da un disturbo chiamato “sinestesia“: prendendo il nome dalla figura retorica usata solitamente in poesia (accostamento di parole provenienti da sfere sensoriali diverse) questo disturbo è caratterizzato da un vero e proprio miscuglio nella percezione dei sensi.
Solitamente una persona affetta da sinestesia percepisce degli eventi sensoriali che dovrebbero essere distinti come se fossero unitari; questo fenomeno involontario, se consapevole, può creare però dei vantaggi ad artisti o simili, poiché permette ad esempio di “sentire i colori” (e altro ancora, mescolando anche elementi provenienti da altre sfere sensoriali oltre a vista e udito) o nel caso di Kandinskij, “vedere la musica”. Scrive infatti nel 1913 ricordando il “Lohengrin” di Wagner (Mosca 1895):
“Vidi nella mente tutti i colori, che avevo davanti agli occhi. Linee selvagge e fantastiche s’incrociavano di fronte a me. Non osai dire che Wagner aveva dipinto musicalmente “la mia ora” […] ma mi convinsi che la pittura può sviluppare la stessa forza della musica.”
Kandinskij proprio attraverso la sinestesia riesce a esprimere la propria interiorità; i colori e le forme astratte si fanno messaggere di emozioni che solo la musica saprebbe dare, emozioni pure, senza linguaggio, che non necessitano di alcuna comprensione razionale.
Image: “Composizione VII” – Kandinskij
La musica dei colori… bello!!!!! Grazie
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