Enrico Fermi fu un grande fisico italiano, nacque a Roma nel 1901 e morì a Chicago nel 1954. Famoso è il paradosso della quale ci occuperemo in questo articolo attribuito a lui che porta appunto il suo nome: il Paradosso di Fermi, il quale può essere riassunto a partire da un semplice ragionamento per arrivare infine ad una delle domande più importanti della nostra esistenza; Se le stelle osservabili sono così numerose (si parla di miliardi di miliardi) è logico pensare che la vita intelligente non sia apparsa solo sul nostro pianeta. Ma se così fosse allora dove sono tutti? Perché non abbiamo ricevuto messaggi o captato segnali? Perché non si sono palesati viaggiatori interplanetari? Perché tutto l’universo è così “silenzioso”?
Cercherò di fare luce sulla questione analizzando alcune delle possibili soluzioni – premettendo però che nessuna di esse è totalmente certa e che in virtù di questo il paradosso rimane tutt’oggi irrisolto.
– La prima soluzione che andrò ad analizzare è:
Siamo soli
Una delle più immediate e discusse delle soluzioni è che non abbiamo ancora visto e sentito nessuno semplicemente perché effettivamente non c’è nessun altro a parte noi – saremmo dunque soli in tutto l’universo. In effetti per quanto ne sappiamo la Terra è un pianeta con un’inclinazione d’asse perfetta, un satellite naturale (la Luna) della distanza e grandezza adatta al mantenimento della vita, un clima favorevole dato dalla giusta distanza dal Sole (la cosiddetta “zona verde”, dove il pianeta possiede l’acqua allo stato liquido) e altre peculiarità che la farebbero apparire unica in tutto l’universo. Le probabilità che tutte queste caratteristiche si trovassero in un unico pianeta sembrano scarse, eppure siamo qua – ma forse siamo solo l’eccezione che conferma la regola.
Ma non dobbiamo dimenticare che probabilmente noi non siamo che un esempio della manifestazione della vita e che forse, per nascere e svilupparsi, non ha bisogno per forza di determinate caratteristiche specifiche. Può darsi che la vita esista su pianeti completamente diversi dove gli organismi potrebbero ad esempio non essere a base di carbonio e non respirare ossigeno.
La vita continua a sorprenderci anche sul nostro stesso pianeta, infatti continuiamo a scoprire sempre più forme di vita che sono state in grado di adattarsi, vivere e svilupparsi in ambienti a dir poco ostili. Questo non dimostra che la vita esiste solo sulla Terra ma che, probabilmente, può nascere dovunque, in qualunque condizione, nei pianeti più disparati.
Forse la vita è la regola e non un incidente isolato dell’universo.
– La seconda soluzione che andrò ad analizzare è:
Sono troppo lontani nello spazio e nel tempo
Un’altra soluzione al Paradosso vuole che le altre civiltà siano troppo lontane nello spazio e nel tempo. Ma cosa significa? Beh, tanto per cominciare, parlando prettamente della lontananza spaziale, questo comporterebbe effettivamente ostacoli difficili da superare al fine di una comunicazione o di un contatto diretto. Questo perché anche viaggiando alla velocità della luce – nessuno potrebbe a causa della massa che diventerebbe infinita e per altre motivazioni altrettanto valide, ma supponiamo di sì – cioè circa 300.000 km/s, impiegherebbero comunque centinaia d’anni per arrivare – se provenissero dalla galassia più vicina addirittura millenni. Questo comporterebbe tantissime cose della quale ancora non possiamo renderci conto, ma possiamo ipotizzare sicuramente che dovrebbero tenere in vita tantissimi individui che produrranno vere e proprie generazioni e una storia interna alla nave spaziale. Potrebbero sviluppare una cultura totalmente diversa da quella che era in partenza. Inoltre dovrebbero assicurarsi di auto-produrre sulla nave i pezzi di ricambio per incorrere alle riparazioni in caso qualche componente si guastasse. Oppure potrebbero ibernare tutti i passeggeri come nel film Passengers affidandosi ciecamente alla buona riuscita del viaggio e al pilota automatico. Insomma, i rischi e le lunghe tempistiche non rendono il viaggio spaziale così allettante e semplice come sembra essere nei film di fantascienza.
La questione del tempo invece focalizza l’attenzione sulla probabile effimera rimanenza temporale di una civiltà avanzata. Per quello che ne sappiamo la Terra ha impiegato circa 4 miliardi di anni per “partorire” la specie umana. In percentuale esistiamo solo dallo 1% circa del tempo del nostro pianeta, e del nostro tempo siamo tecnologici (cioè non cacciatori) solo dal 10%. A conti fatti, in barba ai 40 mila anni di esistenza sulla Terra, siamo altamente tecnologici da circa 30 anni. Una miseria! La nostra super-civiltà non è che una manciata di tempo e probabilmente ci estingueremo anche noi lasciandoci dietro un passaggio temporale brevissimo, un “battito di ciglia universale”. E di questo breve tempo della razza umana quanto sarà stato altamente tecnologico? Pochissimo.
Questo deve far riflettere sul fatto che probabilmente se qualche migliaio di anni fa una civiltà diventò avanzata molto vicino a noi ad oggi probabilmente non resterebbero che delle rovine.
Può darsi che siano già esistite innumerevoli civiltà, ma per un così breve lasso di tempo che difficilmente ci si riuscirà mai ad incontrare.
Però è anche ipotizzabile che alcune civiltà resistano e che continueranno ad esistere magari per milioni o miliardi di anni. Non possiamo escludere a priori nessuna possibilità.
La terza ed ultima soluzione che andrò ad analizzare è:
Diversità che impediscono la comunicazione e l’incontro
Gli alieni potrebbero avere diversità biologiche, culturali e tecnologiche che impedirebbero qualsiasi forma di segnale, messaggio o contatto con altre civiltà. Questo concetto sembrerebbe molto complicato, invero è più semplice di quello che appare. Fondamentalmente questa soluzione vuole porre l’accento sul non dare per scontato che le altre civiltà ragionino come noi, vivano come noi e strutturino società simili alle nostre. Un’altra civiltà può ad esempio aver inventato, o scoperto, metodi alternativi con la quale mandare messaggi. Di conseguenza noi non potremmo coglierli così come loro non leggerebbero i nostri. Potrebbero anche aver sviluppato una logica diversa così da non avere una mente matematica come la nostra e non capire i messaggi cifrati che gli invieremmo. Potrebbero anche essere talmente avanzati e di indole non curiosa che magari non avrebbero né il bisogno né l’intenzione di scoprire altre civiltà aliene, altri pianeti e fare viaggi intergalattici – magari semplicemente curerebbero e si godrebbero il proprio pianeta.
Insomma, una delle motivazioni per la quale non avremmo ancora visto e sentito nessuno è perché magari non hanno intenzione di farsi vedere e sentire. Semplicemente potrebbero non sentirne il bisogno.
In conclusione è difficile dare una risposta definitiva al Paradosso di Fermi ma spero di avervi quanto meno reso più chiaro il perché e quali siano le tematiche in ballo. Finché non saremmo noi ad uscire e ad andare ad esplorare l’universo ogni ipotesi che faremo rimarrà puramente una congettura indimostrabile che non potrà in alcun modo determinare il perché del Paradosso.
Quindi, per il momento, non ci resta che credere.
Tu cosa ne pensi, cosa credi? Siamo soli? …oppure no?
Io penso proprio di no, o quantomeno mi sembra meno improbabile dell’esserlo.