Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851) fu un incisore ed un grande pittore romantico inglese. Soprannominato “Pittore della luce” fu un grande paesaggista e il suo stile innovativo – e sempre più introspettivo – gettò le basi per l’impressionismo e addirittura, oserei dire, l’astrattismo.
Nei suoi dipinti il vero protagonista è sempre il paesaggio, anche quando dipinge scene bibliche o mitologiche la trama narrata non è altro che una scusa per la vera protagonista: la forza della natura. Turner, da vero esponente del romanticismo, non è affascinato dalla forma, dall’ordine e dal raziocinio come lo erano i neoclassicisti, ma dalla luce che propagandosi gioca coi nostri occhi, dallo spirito delle cose, dal caos e dal sublime che nasce dall’incontro del nostro animo con tutto quello che è per lui l’universo; un immenso e caotico vortice dove tutto è in divenire, tutto è in movimento – che noi lo vogliamo o no.

Porto come esempi della centralità del paesaggio e della natura il quadro giovanile
La quinta piaga d’Egitto” (anche se invero rappresenta la settima) del 1800:

e “Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi” del 1812:

I suoi capolavori sono veri e propri studi della luce ispirati per lo più dalla manifestazione della potenza della natura la quale non può che suscitare riverenza e vero e proprio sentimento di Sublime. Quest’ultimo, che prova lo stesso spettatore nell’osservare le opere del nostro, è lo stesso descritto dal filosofo tedesco Immanuel Kant nel suo “sublime dinamico” ne “La Critica del Giudizio”. Il “sublime dinamico” è un sentimento intermediario e dialettico tra estrema bellezza e puro terrore. Quest’ultimo è generato nell’animo umano dalla paura di essere sopraffatto, distrutto, annichilito dalla dinamicità e forza della natura; è il terrore dinnanzi a una tempesta, un incendio, un terremoto, ecc. Mentre il piacere è dato dal fatto di contemplare questi eventi da un punto privilegiato, lontano, al riparo – come può essere, appunto, osservando un quadro. Questo distacco permette quindi di prendere l’oggetto del terrore e osservarlo in tutta la sua grandezza ed è qui che il “sublime dinamico” si palesa in tutta la sua forza, ovvero quando lo spettatore che prima era terrorizzato dall’evento naturale ora può , grazie all’intelletto, “avvolgerlo” e contemplarlo in tutta la sua dinamica, e bellissima, unicità. In questo modo passiamo dal sentirci riparati al sentirci superiori. Siamo fisicamente impotenti contro una tempesta, ma la nostra mente può comprenderla totalmente. Ecco che così la dialettica terrore-piacere fa nascere il Sublime ed è esattamente quello che si prova osservando i capolavori di Turner; capolavori che rappresentano sempre la potenza della natura – difatti spesso e volentieri i suoi quadri raffigurano tempeste, naufragi, incendi, ecc.

Ne porto qualche esempio:

1) “Il naufragio” del 1805

2) “L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni” (al quale assistette personalmente) del 1835

3) “La nave negriera” del 1840

Inoltre il suo stile e la sua attenzione alla luce nel dipingere i paesaggi segnarono una vera svolta. Al contrario ad esempio di John Constable, il quale fu un paesaggista molto più empirista, Turner cercava di immortalare l’attimo provato, il dinamismo della natura. Per lui racchiudere il paesaggio in un canone e in una forma, significava castrare quello che era la realtà sempre in movimento e caotica.
Il paesaggio non è quindi qualcosa di statico, razionale, che sta prevalentemente lì fuori, ma un connubio tra il dinamismo universale del divenire e il dinamismo speculare dell’animo umano sempre irrequieto dinnanzi all’infinito, pur sentendosene così maledettamente attratto. Nei suoi quadri, dalla maturità in poi, sarà questo connubio che il “Pittore della luce” cercherà di immortalare, andando a sacrificare sempre di più la forma oggettiva e il realismo dando adito al concetto del dinamismo e l’impressione soggettiva. A tal fine fu molto importante lo studio della luce. Per Turner essa è la “regina” che crea le cose, per questo nei suoi quadri le forme vengono via via abbandonate facendo sì che le stesse vengano ricostruite nel cervello dello spettatore a partire dai “colpi di luce” impressi sulla tela. Ma anche se non fu empirista della forma fu certamente attento alle emozioni suscitate dalle forze naturali; difatti una leggenda narra che, ultrasettantenne, Turner si fece legare alla prua facendo portare la nave dentro ad una tempesta solo per osservarla meglio e viverla dall’interno, nel suo intimo, per coglierne l’essenza e poterla dipingere. Che sia vera o no, la leggenda è sicuramente indice di una sua grande attenzione al particolare dell’evento e del sentimento, dell’impressione soggettiva, oltre che del coraggio di rappresentarlo in controtendenza a quelli che erano i suoi tempi.

In conclusione possiamo affermare che, sebbene la sua attenzione per la luce abbia anticipato l’impressionismo e sebbene la sua attenzione per il concetto, sacrificando il realismo, abbia anticipato l’astrattismo Turner, il “Pittore della luce”, fu sicuramente il più grande pittore del Sublime.

Di seguito altre tre sue meravigliose opere:

1) “La valorosa Téméraire” del 1839

2) “Tempesta di neve” del 1842

3) “Luce e colore (la teoria di Goethe) – Il mattino dopo il Diluvio. Mosè scrive il libro della Genesi” del 1843