Esistono molti possibili modi di classificare i meme: si possono infatti distinguere per tema e argomento (meme politici, meme storici, meme di filosofia, etc.), facendo riferimento alla specifica base utilizzata (meme di Messi, meme di Gerry Scotti, etc.), si possono distinguere secondo stilemi artistici (meme vaporwave, meme TT/BT, meme deep-fried) oppure in molti altri modi. Seguendo però quello che è stato detto nella parte precedente, ovvero ritenendo come elemento costitutivo dei meme il rapporto tra la base e la parte variabile, pensiamo che la distinzione più significativa tra diverse categorie di meme sia quella che segue questo schema.

La categoria di meme più conosciuta e più diffusa è quella cui appartengono i meme che potremmo definire classici o, seguendo lo slang di internet, normie. Questa categoria di meme è caratterizzata da una base estremamente precise, che non è dotata esclusivamente di un valore espressivo ma che delinea anche una vera e propria struttura semantica complessa. Tutte le basi dei meme devono infatti avere almeno un valore espressivo, poiché questo è ciò che permette di comunicare qualcosa al fruitore che può essere precisato dalla parte variabile, ma nel caso del meme classico la sola base ci dà qualcosa di più. Il fatto che la base abbia già una struttura semantica complessa vuol dire che l’immagine che fa da base può essere tradotta in una frase a cui manchino i complementi oggetto. Prendiamo la base proposta per l’esempio: immediatamente è chiaro che non può essere tradotta con una frase diversa da “non mi piace x, è molto meglio y” o possibili lieve sfumature. Chiaramente con una base del genere, il ruolo dei possibili elementi variabili (da inserire al posto di x e y) è molto ridotto e serve soltanto a completare il significato del meme con delle specificazioni. La complessità e la precisione della struttura della base possono variare, affidando così un ruolo maggiore o minore all’elemento variabile, il quale però dovrà sempre avere un ruolo marginale di completamento. Le caratteristiche del meme classico lo rendono estremamente facile da comporre, poiché richiedono solo l’inserimento di uno o più elementi variabili, tanti quanti sono gli spazi “vuoti” che la struttura semantica della base offre. D’altro canto però, i meme tradizionali diventano estremamente ripetitivi in brevissimo tempo: il fatto che una base al tempo stesso sia versatile e offra una struttura sintattica già delineata da completare, porta alla ripetizione continua della stessa. L’unica cosa che differenzia questi meme tra loro è l’elemento variabile, che però ha un ruolo troppo debole per evitare che la base, su cui grava l’intero senso di un meme tradizionale, diventi un “cancro” (nello slang di internet, un “cancro” è appunto qualcosa che non si sopporta perché ormai visto e rivisto). I meme classici hanno dunque una vita molto breve e solitamente non durano più di un mese: ogni comunità social ha infatti i propri interessi e i propri temi ricorrenti che vengono utilizzati come elemento variabile di ogni nuova base si presenti. Una volta che la base è stata usata per supportare tutti i temi di quella comunità, viene naturalmente abbandonata, non potendo più produrre niente di nuovo.

Se la ripetitività, estremamente nociva per qualunque creazione si ponga il fine di divertire i fruitori, sembra essere inevitabile nel caso del meme classico, la seconda categoria di meme riesce ad evitare di essere troppo ripetitivo e per questo è una delle più diffuse: potremmo chiamarla “meme-quando”. Il meme-quando è composta da una frase, che descrive una particolare situazione, e da una immagine, che descrive invece una possibile reazione a quella situazione. Questo tipo di meme ha quindi una struttura tipica che si può tradurre con la proposizione “quando ti trovi nella situazione x, allora reagisci nel modo y”: in questo modo si lascia molto più gioco agli elementi variabili e si limita la ripetitività. Le immagini che fanno da reazione sono spesso codificate e limitate ad una gamma alquanto ristretta di personaggi, spesso famosi, che esprimono una qualche emozione: uno degli esempi più famosi è “Hide the pain Harold”, dove un uomo nasconde il proprio disagio di fronte ad una particolare situazione con un sorriso forzato. La particolarità di questi meme rispetto al meme classico consiste nel non avere una reale distinzione delle parti visibili del meme in base e elemento variabile: il meme-quando ha una struttura semantica ben definita che però non viene istanziata da uno dei suoi elementi, che diventa quindi riconoscibile come base. Questo permette una maggiore flessibilità tra i componenti, che non hanno un ruolo fisso, e quindi una minore ripetitività: di fatto, ogni meme-quando può essere diverso da tutti gli altri, pur usando la stessa immagine per la reazione. Questa caratteristica rende oggi il meme-quando la principale forma di meme che è possibile incontrare sui social, tanto da diventare il meme per antonomasia nella percezione comune.

La terza categoria di meme che abbiamo individuato si caratterizza prima di tutto per il fatto di trattare argomenti di attualità, molto spesso politica, ma anche per un particolare rapporto tra la base e l’elemento variabile. Questa categoria di meme prende qualcosa di già concluso, dotato di valore espressivo, struttura e contenuto semantico, che va a costituire la base, e ne sostituisce una piccola parte, modificando così il significato. L’immagine che fa da base può essere una copertina di un libro, lo screenshot di una comunicazione sui social da parte di un personaggio famoso, la prima pagina di un giornale, le foto di un evento di attualità oppure un frame da una trasmissione televisiva o da un telegiornale: l’importante è che l’immagine, presa singolarmente, abbia un senso compiuto e che ritragga qualcosa di pubblicato e quindi conosciuto dal pubblico nella sua forma originale. Partendo da questo elemento si può costruire il meme, variando uno degli elementi che compongono l’immagine originale (sostituendo ad esempio un nome, il titolo, una frase pronunciata), cambiando radicalmente il significato che comunicava quell’immagine con uno ironico. Il fatto di utilizzare personaggi, oggetti ed eventi reali ed attuali come base di questa categoria di meme permette di costruire una vera e propria realtà alternativa: uno degli esempi più lampanti di questo è sicuramente la tormentata storia d’amore tra Maria Elena Boschi e Alessandro Di Battista, raccontata in una lunga serie di meme dalla pagina Logo Comune, grande produttrice di questo tipo di meme. Questa categoria di meme si potrebbe battezzare con il nome di meme narrativi, poiché utilizzano come base una immagine già compiuta, ovvero già in grado di comunicare e narrare qualcosa, e la si modifica in modo da farle raccontare una storia differente da quella originale. Bisogna notare inoltre che in questi casi la base non può diventare virale, poiché, avendo già un significato suo, difficilmente potrà essere versatile e sostenere molteplici contenuti aggiuntivi.

L’ultima grande categoria che ci sembra giusto segnalare è quella dei dank meme: “dank” è un aggettivo inglese che indica qualcosa di umido, freddo e appiccicoso e che è stato traslato fino ad indicare una tipologia di marijuana, particolarmente forte e appiccicosa. Nel linguaggio di internet è un termine che viene anche usato per indicare una particolarissima tipologia di meme, caratterizzata da una inversione del funzionamento di base ed elemento variabile rispetto al meme classico. Se infatti il meme classico prevede una base che si ripeta con diversi elementi variabili, il dank meme è una ripetizione allo sfinimento di un singolo elemento, che viene apposto in ogni situazione possibile: l’elemento scelto per dare vita ad un dank meme viene posizionato in qualsiasi contesto e su qualsiasi base, in modo da essere ripetuto il più possibile. Nel dank meme, quella che abbiamo chiamato “base”, ovvero quell’elemento che viene ripetuto insieme ad elementi diversi per dare ogni volta un significato diverso ma sulla stessa struttura di partenza, diventa l’elemento variabile (che nei dank meme non è più variabile). Non è assolutamente necessario che un dank meme costituisca una comunicazione di senso compiuto traducibile in una frase: l’umorismo dei dank meme si gioca fortemente tramite il nonsense e la ripetitività, spesso e volentieri fuori contesto, la quale diventa il suo punto di forza. L’elemento ripetuto che sta al centro del dank meme può essere una frase, una immagine, una canzone o un video: l’importante è che venga ripetuto in ogni possibile situazione. Si possono quindi aggiungere alcune considerazioni sul dank meme, in primo luogo il fatto di essere totalmente artificiale: ovviamente tutti i meme sono artificiali, ma nel caso dei dank meme vi è una vera e propria costruzione arbitraria. Siccome l’elemento pregnante dei dank meme non viene tenuto in considerazione per il suo significato, è necessario che vi sia un pubblico abbastanza vasto che gli riconosca il ruolo di meme e che lo tratti in quel modo, ignorando volutamente il suo significato originario. Il processo tramite cui nasce un dank meme consiste nel selezionare un elemento tra l’infinità di cose pubblicate su internet e provare a proporlo alla comunità informatica come un meme, ripetendolo quindi in diversi contesti e su diversi, per saggiarne il gradimento. Se la comunità a cui è proposto risponde positivamente e comincia ad utilizzare quell’elemento come meme, allora si può decretare la nascita di un dank meme. Questo particolare procedimento rende estremamente effimero ogni dank meme, poiché si base semplicemente sulla ricorsività e sulla ripetitività. I dank meme possono quindi durare un giorno, una settimana, un mese oppure anni: tutto dipende dall’impegno posto dagli utenti dei social nel mantenerlo vivo. Un esempio di dank meme tra i più riusciti (se non forse il più riuscito) è sicuramente Loss: una tavola da quattro vignette, senza baloon, di una famosa serie di fumetti su internet, chiamata Ctrl+Alt+Del, che ritrae il protagonista della serie giungere in un ospedale in modo molto concitato e scoprire che la sua ragazza ha avuto un aborto. La tavola è stata considerata fuori luogo e inappropriata, visti anche i temi “frivoli” a cui si dedicava la serie, ed è stata presa in giro per l’approccio infantile ad un tema tanto serio. Dopo questi avvenimenti, la tavola è stata parodiata in molti modi, progressivamente sempre più distanti dall’originale, fino ad essere stilizzata e riproposta costantemente, abbinandola a molti altri fenomeni culturali di Internet (come ad esempio Shrek o Bee movie). Una volta definita la struttura essenziale di Loss nelle quattro vignette e nella disposizione dei personaggi, questa struttura è stata ripetuta ovunque o individuata dovunque fosse possibile, facendo della ricorsività di questa immagine la forza del meme. Loss ha così acquisito vita propria senza però avere un vero e proprio significato né la volontà di comunicare qualcosa, ma essendo solo un riferimento ad un particolare evento, ovvero il fumetto originale.

A sinistra il fumetto originale, a destra la struttura stilizzata di Loss

Riteniamo così conclusa questa rassegna delle categorie di meme esistenti, senza però pretendere che essa sia esaustiva o che possa coprire tutte le future forme di meme che verranno create. Ulteriori questioni relative ai meme che vengono rimandate ad eventuali altri interventi non riguardano tanto l’analisi della teoria del fenomeno ma piuttosto la pratica. In particolare, vi sono interessanti questioni relative alle modalità di produzione dei meme e soprattutto relative all’estetica dei meme, ovvero a come si possano distinguere meme “belli” o meme “brutti” al di là del gusto personale. Inoltre, sarebbe anche possibile tracciare una storia dei meme, che ponga in relazione questo fenomeno con altri fenomeni culturali che si sono manifestati su internet e sui social network lungo la loro breve, ma interessante, storia. Come però si diceva prima, la discussione su questi argomenti è al momento da rimandare.