Che il carattere sia soprattutto qualcosa di genetico l’uomo lo sa inconsapevolmente da molto tempo; è facendo accoppiare i canidi più mansueti che piano piano abbiamo ottenuto animali sempre più facilmente addomesticabili: i cani domestici.
Questa selezione caratteriale, però, potrebbe essere attuata anche alla nostra specie? Potrebbe davvero incidere sull’evoluzione biologica-comportamentale di un’intera popolazione? Io credo di sì, e per dare un po’ più di fondamento a questa mia tesi, ho deciso di apportare un esempio storico molto noto: i leggendari spartani.

Sette anni, questa è l’età in cui un giovane spartiate veniva esaminato dai cittadini più anziani e onorevoli prima di essere ritenuto degno di affrontare l’agoghé: il rigido sistema educativo obbligatorio degli spartani.
Il bambino, passato l’esame succitato, veniva strappato alla famiglia e unito ad un gruppo di coetanei che venivano istruiti alla danza, alla musica, alla lettura/scrittura (solo perché necessari), alla caccia e, soprattutto, all’arte della guerra.
L’intento dell’agoghé era quello di formare uomini robusti sia fisicamente che moralmente, di modo da poter difendere Sparta diventando egli stessi la cinta di mura che mancava alla polis.
Per far sì che i ragazzi venissero su disciplinati e temprati nel corpo e nello spirito, venivano dotati di un solo mantello per tutte le stagioni dell’anno e obbligati a rimanere sempre a piedi nudi, in questo modo il loro fisico e la loro mente imparavano a non cedere alle avversità. Non solo, erano anche seguiti da un ragazzo che badava alla loro educazione, mastigofore (portatore di frusta), il quale aveva anche il compito di punirli ogni qualvolta lo ritenesse necessario.
I ragazzi erano quindi obbligati ad allenamenti corporali molto severi e, per complicare ulteriormente la situazione, venivano deliberatamente malnutriti per spingerli a rubare del cibo. Qualora poi un ragazzino veniva sorpreso a rubare veniva severamente punito, ma non per l’atto del furto in sé ma per la scarsa abilità dimostrata nell’essersi fatto scoprire.
Sicuramente l’infanzia di questi giovani era tutt’altro che semplice, ma d’altronde l’agoghé serviva proprio a questo, ovvero a creare delle vere e proprie “macchine da guerra”; non per nulla l’esercito spartano è uno dei più temuti della storia.
Compiuti i 18 anni, i più promettenti ragazzi dell’agoghé, potevano far parte alla crypteia, una squadra di giovani spartani che potevano partecipare ad una delle più tradizionali prove militari spartane: la caccia all’ilota. Gli iloti erano i coltivatori delle terre spartane, coloro che non possedevano diritti civili (veri e propri schiavi). Erano formati per lo più da criminali e prigionieri di guerra, e non avevano modo di uscire da quella condizione se non attraverso la morte – anche la prole non poteva sgravarsi dal fatto di appartenere agli iloti.
La prova era tanto semplice quanto terribile: per una giornata intera era completamente legale uccidere qualsiasi ilota e rubargli quanto più cibo possibile, l’unica condizione era quella di essere armati solo di un piccolo pugnale.
Questa tradizione, probabilmente (svariate sono le teorie al riguardo), aveva il vantaggio di aumentare il terrore e il servilismo degli iloti, i quali erano di molto più numerosi e potenzialmente in grado di rivoltarsi contro i loro padroni. inoltre aveva l’importantissimo scopo pedagogico di dare al giovane guerriero la sua prima esperienza di omicidio.
Una delle cose più importanti di questa organizzazione politica era che tutti gli spartiati dovevano avere avuto la stessa educazione; se qualcuno non fosse stato in grado di portarla a termine semplicemente non avrebbe preso la cittadinanza. Se il ragazzo fosse stato troppo debole fisicamente o mentalmente sarebbe stato esiliato per sempre, se non peggio. Solo i migliori potevano diventare parte della muraglia spartana, solo i più forti entravano a far parte della vita politica e dell’esercito a pieno titolo.
Anche le ragazze venivano strappate alla famiglia all’età di sette anni fino alla loro adolescenza e seguivano un percorso parallelo a quello maschile svolgendo esercizio fisico e imparando a prendersi cura della casa, ad affrontare la sessualità e la maternità.
Le donne spartane erano anch’esse molto forti, infatti Plutarco in Moralia 225A e 240E scrive:

<< Un giorno una straniera avrebbe detto a Gorgo, moglie del re di Sparta Leonida I: “Voi spartane siete le sole donne che comandano i loro uomini”. Gorgo rispose: “Sì, ma siamo anche le uniche capaci di generare dei veri uomini”.>>

Questa continua selezione delle donne e, soprattutto, degli uomini spartani ha fatto sì che solo i più forti, robusti, violenti e disciplinati facessero parte di Sparta. In questo modo la percentuale di bambini gracili, deboli e non violenti diminuì sempre più drasticamente facendo aumentare sempre di più gli individui che nascevano letteralmente per combattere. In un certo senso non diventavano guerrieri, lo era già dalla nascita.

Questa presa di coscienza rivela come effettivamente alcune popolazioni possano essere caratterialmente diverse e avere inclinazioni comportamentali differenti.
Quindi siamo, ricapitolando, diversi per questione culturale (ovvero ambientale come spiegato nell’articolo precedente), ma anche per selezione geneticacomportamentale: ad esempio le Leggi imprigionano, uccidono o allontanano chi non è ritenuto idoneo alla vita sociale, ovvero eliminano chi ha un comportamento inadatto.
Appurato questo potremmo domandarci se questo selezionare gli individui (anche inconsapevolmente) rappresenti un effettivo vantaggio per la nostra specie.
Ma prima ancora dovremmo domandarci se questa forte selezione potrebbe far scomparire totalmente determinati comportamenti o caratteri. Io credo di no; in una società estremamente violenta non è impossibile che nascano individui molto più docili e inadatti a quella stessa società, anzi.Ed è proprio per questo motivo che gli spartani continuavano ad esaminare e a mettere alla prova il futuro spartiate -dovevano assicurarsi che fosse davvero come la società richiedeva.
Quindi, sicuramente avremo una maggioranza di comportamenti e caratteri comuni, senza però cancellarne mai totalmente altri – e direi menomale; infatti, rispondendo alla prima domanda, un’estrema selezione di questo genere potrebbe, a lungo andare, risultare controproducente. Questo perché la forza della nostra Specie è proprio la capacità di adattamento. Questo, non a caso, è proprio il motivo per la quale una leggendaria polis come Sparta (tanto potente quanto chiusa e tradizionalista) non ha retto il confronto con gli importanti cambiamenti a cui stava andando incontro tutta la Grecia, facendola scomparire per sempre tranne che nel nostro immaginario.

In conclusione, quindi, dovremmo cercare di evitare di limitare i comportamenti della nostra Specie, in quanto, questo atteggiamento, risulta essere il più svantaggioso.