Nell’articolo precedente abbiamo parlato degli spartani e della loro fallimentare selezione dell’individuo: se una popolazione si specializzerà troppo in determinati atteggiamenti, tenderà a sedare la capacità di adattamento tipico della propria specie.
Ma esistono esempi contemporanei di talune società? La risposta è sì, e spesso presentano tradizioni talmente al limite dell’umano, dell’etica e della storia antica che possono apparire esotiche e affascinanti, ma anche terrificanti e raccapriccianti. Vediamone una.
“Devo dimostrare la mia virilità, devo diventare adulto, nel mio popolo si fa così! Devo continuare a ballare… anche se il dolore è puro, terrificante, uno dei più intensi del mondo! Non devo lamentarmi, non devo piangere!!! Non devo piangere!!! NON PIANGERO’!!!
Appartengo alla tribù dei Sateré-Mawé, e per diventare adulto devo superare il rito!!! Sono solo formiche, non possono essere più temibili di me!!!!
Non devo lamentarmi!! Non devo piangere!!! NON PIANGERO’!!!”
I Satere sono un gruppo etnico del Brasile, ed è famoso per il suo rito di iniziazione, il quale è ritenuto essere uno dei più dolorosi al mondo. Il suddetto rito si compone di un unico passaggio: ballare per circa 10 minuti indossando dei guanti di foglia pieni di formiche proiettile, senza palesare dolore, lamentarsi o piangere. Tutto sommato non sembra una prova così terrificante fino a quando non si conosce un po’ meglio la formica in questione.
L’insetto di cui parliamo è l’unica specie vivente del genere Paraponera (l’altra specie è fossile), ed è dotato di una delle punture più dolorose del mondo degli insetti. Per spiegare meglio questo dolore mi avvalerò della competenza di un noto entomologo: Justin Orvel Schmidt.
Quest’ultimo è l’autore della Scala del dolore delle punture di insetto di Schmidt, la quale, come suggerisce il nome, misura l’intensità del dolore delle punture di diverse specie di insetto. Per darvi un’idea l’Ape del sudore ha il valore 1.0 (il più basso), mentre la Vespa ha il valore 2.0. Schmidt descrive la puntura di quest’ultima così: “Simile alla vostra mano schiacciata in una porta girevole!”. Per riuscire nell’impresa di questa catalogazione, l’entomologo si è sottoposto egli stesso a migliaia di punture di insetto (non deve essere stato ne semplice ne piacevole). Inoltre il suo lavoro gli ha valso, nel 2015, il premio Ig Nobel (Ignobel): premio conferito ai lavori assurdi che prima fanno ridere e poi danno da pensare.
Ma la nostra Formica? Che posizione ha nella sua Scala? La Formica proiettile (Paraponera clavata) ha il valore 4.0+, ovvero il più alto di tutta la Scala. Schmidt descrive la puntura in questo modo: “Come camminare sul fuoco di carboni ardenti con un chiodo affilato e arrugginito di circa 8 cm piantato nel vostro tallone!”. Inoltre il suo nome non è dato a caso in quanto si dice che la sua puntura sia dolorosa quanto una ferita d’arma da fuoco, la sofferenza si protrae per 24 ore.
Ma se questo insetto è tanto temibile e pericoloso perché i Satere si ostinano a portare avanti questa tradizione? Fondamentalmente è nella natura dell’essere umano riconoscersi nella società in cui vive; le tradizioni sono il miglior modo per guadagnarsi un’identità di gruppo e avvertire il senso di appartenenza di cui l’Uomo ha bisogno. La Formica proiettile esiste praticamente solo in quella parte del mondo, e già solo per questo la loro tradizione è unica a tal punto da conferirgli un’identità solida e distinta dal resto delle altre. Non solo, ma proprio quella prova (la quale sarà ripetuta più volte nell’arco della vita) permette di urlare al proprio gruppo, e agli altri, che non temono nessuno, che sono virili, forti e capaci, e che nulla potrà distruggere la loro società, la loro identità e la loro realtà. Ma questo è stato soprattutto l’errore che fecero gli spartani: il sentirsi unici e intramontabili, invincibili.
Questo tipo di società (quelle selettive) è talmente legato alle proprie tradizioni che senza queste ultime un individuo di quella comunità non potrà dirsi appartenente alla stessa. Questo fa sì che senza quella tradizione non esisterebbe quella società. Ecco perché i Satere sono così ostinati a portare avanti la propria tradizione – per quanto sia terrificante.
Quale è allora il compito delle altre società nei confronti di queste ultime così forti e fragili insieme? La loro preservazione. Ad esempio se cambiasse il clima e la conformazione del territorio le Formiche proiettile potrebbero sparire, facendo di conseguenza sparire la tradizione e la società stessa – così come sparirono gli spartani quando il mondo intorno a loro cambiò. Ma perché noi dovremmo preservare queste società? Beh, innanzitutto sono esseri umani, e come tali dovremmo poterli aiutare a prescindere da tutto. In secondo luogo queste popolazioni presentano al giorno d’oggi tradizioni vecchie di millenni: sono una vera e propria finestra sulla nostra storia passata. Preservare e studiare queste popolazioni ci aiuta a capire chi eravamo e chi, invero, siamo ancora.
In conclusione queste società sono un vero e proprio patrimonio dell’umanità.